Matteo Campolongo
Ho iniziato la pratica delle arti marziali avvicinandomi al Hwal Moo Do
(arte marziale coreana) all'età di 16 anni. Dopo circa un anno decisi di
cambiare ed avvicinarmi alle discipline cinesi, dapprima al Tai Chi Chuan (boxe
dell'estrema polarità), poi al Kung Fu, verso il quale da subito ho avvertito
una grande attrazione, essendo da ragazzo e tutt'oggi un grande fan degli
artisti marziali cinesi (Bruce Lee su tutti ovviamente).
Ad oggi pratico il Kung Fu Qi Xing Tang Lang Chuan (Boxe della Mantide 7
stelle) da 13 anni ed in primavera 2021 ho raggiunto il livello di istruttore.
In tutti questi anni ho seguito nell'insegnamento il mio maestro Diego
Angeli, che ha sulle spalle più di 20 anni di pratica, il quale a sua volta è
allievo del Maestro D'Aria Angelo, Da Tudi (allievo più esperto) e successore
del Gran Maestro Chen Le Ping, reggente dello stile.
Sebbene all'inizio vedessi la pratica marziale quasi come un gioco, uno
sport o anche uno svago dalla vita quotidiana, come ogni ragazzo adolescente
farebbe, ad oggi la mia visione del wushu (arte marziale) è cambiata
radicalmente: nel tempo ho imparato a riconoscere lo sforzo, la pazienza e la
dedizione che un'arte, qualsiasi forma d'arte, necessita. Ed il Kung Fu è in
primis questo: un'arte.
Kung Fu (o Gongfu) tradotto grossolanamente significa "abilità
acquisita tramite il duro lavoro". Questo duro lavoro mi ha portato a
prendere consapevolezza del corpo e della mente che lo muove, a riconoscere e
superare i limiti imposti da mente e corpo; a comprendere come di fatto ogni
praticante eserciti il proprio Kung Fu: "proprio" non perchè si è
liberi di fare quel che si vuole con lo stile o interpretare a suo modo
qualsivoglia tecnica, ma perchè tramite il duro lavoro, nel tempo, si può
capire che il proprio corpo ed il proprio background personale sono diversi da
quelli di chiunque altro e porteranno, al netto di una pratica costante, a
privilegiare una tecnica piuttosto che un'altra in un determinato contesto, a
sentirsi più in controllo in una posizione piuttosto che in un'altra; a
forgiare il proprio Kung Fu per l'appunto.
Queste consapevolezze arrivano però solo dopo una lunga e dedita pratica
che a me, personalmente, ha dato in primis un insegnamento di gran valore
fondato sull'umiltà del lavoro: il saper combattere non può essere la ricerca
primaria dell'artista marziale, ma la naturale conseguenza dello studio
dell'arte.
Tutto ciò mi ha trasformato da adolescente appassionato ad insegnante di
Kung Fu, e questo è quello che voglio trasmettere ai miei allievi.